Che cos'è il Lateral Thinking?

Da Wikipedia, troviamo la definizione: "...una modalità di risoluzione di problemi logici che prevede un approccio particolare, ovvero l'osservazione del problema da diverse angolazioni...".

Quindi, cosa vuol dire?

Siamo soliti affrontare i problemi che ci si pongono dinanzi avendo già ben presenti quelli che sono gli elementi e gli attori in campo con le loro dinamiche possibili, quindi ragionando nel trovare una unica soluzione al tutto.
Il pensiero laterale ci permette di fare un passo ulteriore e di utilizzare gli elementi che abbiamo già a disposizione ma cambiandone completamente la percezione che abbiamo di essi.

Il lateral thinking riguarda la percezione legata al nostro processo di pensiero; il nostro cervello non è "programmato" per essere sempre creativo. È designato a comprendere come fare le cose e come pensarle così, una volta impostata la risposta, avvia degli automatismi nel nostro subconscio che si presentano a fronte delle diverse situazioni che si affrontano.

Questa modalità di pensiero aiuta quindi ad uscire dai soliti meccanismi di ragionamento, di superare gli schemi automatici del nostro cervello e di permetterci così di essere creativi.

Per dare anche un approccio storico, il concetto di pensiero laterale è stato inventato dal Dott. Edward De Bono nel 1967, uno psicologo maltese che ad oggi è riconosciuto come il padre di questo approccio e pensiero e che ha scritto diversi libri sull'argomento, tra cui anche Sei cappelli per pensare, dedicato proprio all'imparare a pensare fuori dal coro.

Come funziona il lateral thinking?

Questo approccio ci permette quindi di scardinare un meccanismo mentale stagnante che non concede di uscire dalle logiche e dalle convinzioni che ci siamo creati.

Trovare soluzioni e strade alternative invece diventa la spinta, la benzina che ci consente di crescere e soprattutto di riscoprire la creatività che ricopre un ruolo chiave nella nostra vita e che è importante anche per il nostro benessere.

Non deve però innescarsi una contrapposizione tra pensiero verticale (ovvero, quello logico) e pensiero laterale. Deve invece esserci una collaborazione tra le due nella direzione in cui il pensiero verticale fornisce i percorsi, gli elementi e le possibilità già esplorate al pensiero laterale, affinché questo possa ripartire dal materiale pre-esistente e trovare le risposte alternative, non conosciute ancora al nostro cervello.

Come allenare il pensiero laterale?

Assodato che questa, che potremmo chiamare strategia di pensiero, ci permette di trovare strade alternative, utili alla crescita personale e professionale, cerchiamo di comprendere i metodi e le tecniche per allenarlo, ma soprattutto svilupparlo.

Partiamo innanzitutto dal considerare e utilizzare ragionamenti e metodi che siamo soliti non "utilizzare", molto spesso perché quegli automatismi che si innescano ci rendono un po' pigri:

  1. Prospettiva inversa: forse il metodo più banale, ovvero il guardare il problema che stiamo affrontando da una nuova prospettiva. Provare quindi a respingere la soluzione che automaticamente adotteremmo e valutare delle alternative, anche se non ci si presentano subito alla mente. Cercare quindi di pensare l'opposto, potrebbe aprire inavvertitamente nuovi scenari, anche importanti per la propria crescita.
  2. Suddivisione: se il problema si presenta più grande di quello che pensavi, prova a suddividere il problema in più elementi. La visione di ogni singolo lato che compone il problema ci aiuta ad avere un approccio differente e valutare altre ipotesi che non avevamo mai preso in considerazione.
  3. Analogie: trovare accostamenti e comparazione con altre problematiche e soluzioni, può essere d'aiuto per allenare la capacità di pensare fuori dalla scatola e dal solito circuito.

Cosa accomuna questi metodi? La capacità di avere una mente libera e aperta al nuovo.

TEDx Montebelluna

Gli esercizi per allenare il lateral thinking

Di seguito trovate una serie di siti e risorse per metterti alla prova con il pensiero laterale. Ti raccomandiamo di non fermarti al primo ostacolo e di compiere un passo in più. Non scoraggiarti!

Conclusione?

Non l'ordinarietà, ma il modificare i nostri schemi mentali e di aprirci nuove possibilità, generando l'occasione per crescere ed uscire dalla nostra comfort zone (dopotutto avevamo già parlato della "capacità di imparare a imparare").

Concediti soprattutto il permesso di sbagliare. Solo sbagliando infatti si trovano nuovi percorsi inaspettati.